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Nina e “Hulkosaure”, 8b, Verdon

Quei momenti in cui tutto quello che ti circonda scompare e ti concentri solo sulla prossima mossa
 L’arrampicatrice svizzera racconta la sua salita di Hulkosaure, spettacolare e scenografica via in Verdon
 
“Quelle linee …
A volte mi ritrovo a osservare una linea con questa strana sensazione di eccitazione e paura. Hulkosaure è stata una di queste. È un’unica canna incredibile di quaranta metri, in una parete liscia e strapiombante.
La puoi guardare più e più volte, e ogni volta puoi trovare una scusa per non andare, perché nel profondo sai che richiede un impegno totale.
Quando mi sono incontrata con la mia compagna di cordata Ann Raber nelle gole del Verdon qualche settimana fa, avevo in mente questa linea “Hulkosaure”. Ma non ero sicura se avrei avuto il coraggio o la giusta mentalità per provarla.
Quel giorno ci siamo trovate direttamente sotto la falesia. Lei era lì seduta, calma e tranquilla. Abbiamo mangiato un po’ di dolce che avevo portato da Grenoble e abbiamo chiacchierato sulla vita per un’oretta. In quei momenti non pensi per niente all’arrampicata, a progetti, ad aspettative. Vivi semplicemente iI momento presente con la tua amica ed è proprio quando mi sento realmente in pace.
Dopo un po’ ho sentito quella grande gioia ed entusiasmo per la sfida, ho appeso all’imbrago 25 rinvii e ho cominciato a salire la linea immensa.
Mettere su i rinvii è stato veramente un duro lavoro. Una gran fatica e dolore perché cercavo disperatamente di fare dei kneebar sulla canna, ma non funzionava. Le gambe hanno cominciato a farmi molto male, perché sulle ginocchia non avevo le protezioni di gomma, ed ero costretta a fermarmi su ogni rinvio.
Quando mi sono calata non ero sicura se avrei avuto energia “full-body” e coraggio sufficienti per fare un altro tentativo nello stesso giorno. Ad Ann non mancava molto per finire il suo progetto, ma alla fine aveva deciso di ripulire la sua via, per fare una salita multipitch il giorno seguente. In qualche modo questo mi ha messo una certa pressione, perché volevo fare la rotpunkt della via, prima di proseguire con altre belle arrampicate sulle classiche gocce d’acqua del Verdon.

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​​​​​​​E così ho scalato come se fosse la mia ultima possibilità in assoluto di salire quella linea. In qualche modo ho migliorato la mia tecnica man mano che salivo e, invece di far leva con le ginocchia, mi sono arrampicata sulla canna nella stessa maniera in cui si sale un albero di noci di cocco!
Quando ho raggiunto la catena mi veniva quasi da vomitare, a causa dell’enorme lotta che avevo dovuto fare. Per Hulkosaure però valeva la pena! Se non mi credete, andate a vedere personalmente la via! Il giorno seguente abbiamo salito una splendida via di più tiri di 7a nella gola e la mia mente si è di nuovo concentrata sul classico stile d’arrampicata del Verdon. Il dolore delle mie gambe maltrattate invece è rimasto per oltre dieci giorni!
Sentire un po’ di dolore di tanto in tanto fa bene. Mi ricorda che l’arrampicata per me è importante ed è una verifica se ho dato veramente il massimo. Senza queste battaglie, infatti, potrei perdere interesse nell’arrampicata. Il grado di Hulkosaure è 8b, che alla fine è totalmente irrilevante. Per me, qualunque sia il grado, quello che conta è dare il meglio possibile. Le occasioni in cui intorno a te scompare tutto e ti concentri solo sul passaggio seguente, questo è quello che cerco!
E poi, quando la battaglia è finita, quando siamo di nuovo a terra, l’ambiente intorno a noi diventa di nuovo reale e possiamo affrontare la vita con tutte le sue complicazioni. Possiamo mangiare un pezzo di dolce e riprendere i discorsi sulla vita là dove li avevamo interrotti.”
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Nina Caprez


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Photo Credits: Samuël Bié
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