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Il diario di Fanny Schmutz dall’Alaska: i sogni alpinistici visti con gli occhi di una donna.

“Abbiamo in programma di stare un mese intero sul ghiacciaio: questo posto è un paradiso per ogni alpinista, almeno sulla carta!”
Fanny Schmutz, alpinista e guida alpina di Chamonix, è appena stata in spedizione in Alaska. Le abbiamo chiesto di condividere con noi i ricordi del suo viaggio. Al di là delle scalate, fortemente ostacolate dal maltempo, ci ha raccontato la vita di spedizione, il campo base, e le sensazioni di una alpinista super motivata.
 
Fanny, cosa significa l’Alaska per te?
“Alaska vuol dire montagne enormi e bellissime, un sogno per ogni alpinista! Ma Alaska significa anche un viaggio alpinistico faticoso, perché si sta per molto tempo su di un ghiacciaio. Niente fiumi o torrenti, niente erba, nemmeno un cuoco che sta al campo base. In questo senso una spedizione in Alaska è molto diversa da una in Himalaya!”
 
Come sempre, un diario è in qualche modo collegato all’ultima pagina di un diario precedente...
“Nella primavera del 2018 sono stata in Alaska per la prima volta. L’obiettivo era scalare la cresta est del monte Bradley nel Ruth Gorge, ma purtroppo ha nevicato ogni giorno. Abbiamo passato il tempo a spalare neve e siamo state in tenda per due settimane intere. Le persone del posto ci hanno detto che è stata la perturbazione più violenta e persistente degli ultimi anni. La terza settimana abbiamo provato a scalare, ma siamo riuscite a salire solamente 300 metri...in 20 ore! La parete era completamente ricoperta di neve appiccicata. Sono tornata in Francia pensando che non sarei tornata in Alaska per un bel po’, e invece...eccomi qua!”
 
Alaska, di nuovo.
“L’idea di tornare in Alaska anche questa primavera è stata di Damien Tomasi, mio marito ed il mio miglior compagno di scalata. Vogliamo scalare il “North buttress of Begguya”, sul Mount Hunter. Il piano è quello di stare per un mese nel ghiacciaio Kahiltna, per avere più occasioni possibili di scalare questa parete incredibile di 1700 metri.”
 
Ogni spedizione comincia con qualcosa di piccolo e semplice, come fare la spesa:
“Dopo ben 20 ore di aereo e 10 ore di jet lag, ci sentiamo storditi, capiamo che ci troviamo veramente dall’altra parte del mondo! Proviamo a passare meno tempo possibile nei negozi di Anchorage, e riusciamo a fare tutto in un giorno soltanto. Non è facile fare la spesa per un mese intero sul ghiacciaio, non è una cosa alla quale siamo proprio abituati. Stiamo molto attenti a non dimenticare niente, siamo consapevoli che poi non ci saranno più negozi.
Il giorno seguente un autobus ci porta ad un piccolo paese, Talkeetna, carino e molto turistico. Noi però vogliamo andare sul ghiacciaio già il giorno seguente, non vediamo l’ora di vedere la parete dei nostri sogni! Dobbiamo solamente fare due cose, e poi potremo decollare. La prima è andare da “Talkeetna air taxi” per registrare, pesare ed etichettare tutto il nostro materiale ed il cibo (che non è poco!). Dopodichè dobbiamo compilare alcuni fogli burocratici dai rangers, e soprattutto dobbiamo ritirare le scatole che fungeranno da toilette per non lasciare resti di nessun tipo sul ghiacciaio.”
 
Il sogno di una spedizione…
“È vero, è davvero entusiasmante venire scaricati al campo base nel ghiacciaio Kahiltna dopo meno di un’ora di aereo dal paese più vicino. Poi basta camminare una cinquantina di metri per uscire dal traffico del ben più famoso Denali...e si è pronti per montare le tende. La quota non eccessivamente elevata non impone alcun tipo di acclimatamento, la parete è distante solamente un’ora e mezza dal campo base, insomma praticamente bisogna solo pensare a scalare! Sulla carta è un sogno per qualsiasi alpinista!
La parete che abbiamo scelto è grande e ripida come la parete nord dell’Eiger, con sopra però 600 metri di terreno più facile fino alla cima. Il nostro piano è di stare là un mese intero, al campo base. Di sicuro in un mese avremo delle finestre di bel tempo e buone occasioni per scalare. Non si metterà mica a nevicare come l’anno precedente, vero?”
 
...e la dura realtà.
“Oggi ci siamo svegliati carichi e pronti per partire. La prima cosa che facciamo è guardare le previsioni e.. sembra che diano brutto per 15 giorni! Che sia il caso di tornare direttamente in Francia? O magari aspettare un attimo a Talkeetna? Chiamiamo il nostro amico metereologo che ci manderà le previsioni quando saremo al campo base. Ci rassicura, dice che non si tratta di una perturbazione enorme come quella che mi aveva investito l’anno scorso. Il suo ottimismo ci fa stare meglio, decidiamo di partire.”



L’inizio dell’avventura:
Il volo in questo piccolo aeromobile è incredibile. Siamo fortunati perché il pilota accetta di portarci molto vicino al Monte Begguya, così possiamo studiare le condizioni della parete. Sembrano buone! La linea che abbiamo in mente è incredibile, siamo felicissimi!
Quando atterriamo al campo base, dobbiamo faticare non poco per sistemare le tende. In particolare nessuno di noi ha mai montato la tenda cucina, così guardiamo bene quella dei nostri vicini di “campeggio” e.. copiamo da loro! Ora ci siamo proprio messi comodi, e siamo super motivati per scalare questa montagna stupenda.
 
La vita quotidiana al campo base sul ghiacciaio:
“Ogni mattina, prima di fare colazione, guardiamo le previsioni meteo. Anzi, le guardiamo ancora prima di uscire dal sacco a pelo: sembra che ci saranno un paio di giorni di brutto, e poi 3-4 giorni di sole. Questa sì che è una buona notizia, così possiamo riposarci in tenda, dato che siamo ancora un po’ stanchi dal viaggio. Poi andremo alla base della parete a guardare bene le condizioni.
Al campo base quindi le attività principali sono:
  • Fare acqua sciogliendo la neve
  • Cucinare con un terribile fornello a gas (questo è compito di Damien, io lavo i piatti!)
  • Spalare neve
  • Leggere e dormire
  • Fare piani per scalare non appena il meteo lo concederà
  • Parlare con altri scalatori provenienti da tutto il mondo...e nella stessa situazione!
  • E soprattutto...parlare delle previsioni meteo!
Ogni giorno vediamo e sentiamo enormi valanghe, che spazzano completamente la parete che dovremmo scalare...!”
 
Brutto tempo senza tregua.
“Il giorno che dovremmo portare il materiale alla base della parete, il meteorologo ci annuncia l’assenza della finestra di bel tempo precedentemente prevista. Ancora una settimana di brutto tempo… Ancora dubbi, ore di discorsi per decidere che non sia meglio tornare indietro a Talkeetna. Lo so, la possibilità del brutto tempo fa parte del gioco, ma passare giorni interi in tenda è davvero lunga… Decidiamo comunque di aspettare una settimana.
Nelle lunghe attese al campo base me la passo abbastanza bene. Ho sempre con me un sacco di libri che a casa non riesco mai a leggere. Stare ferma là mi dà anche un’ottima scusa per dormire molto e riposare tra le stancanti stagioni lavorative da guida alpina.
Spalare neve, fare piani, leggere. Spalare neve, fare piani, leggere…!
Quando finalmente arriva la finestra di bel tempo, andiamo verso la montagna per verificarne le condizioni: un incubo! Ci rendiamo conto che la parete non asciugherà mai in tempo. Sembra davvero pericolosa, e non vogliamo neanche immaginare di scalarla in queste condizioni. Servirebbero diverse giornate di sole, invece le due settimane seguenti sono ancora brutte.
È la fine di questa avventura.

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Considerazioni:
“È dura andare fino dall’altra parte del mondo e non riuscire nemmeno a scalare. Questi viaggi sono sempre frutto di sacrifici di tempo, soldi, allenamento, motivazione...e soprattutto sogni. D’altra parte è per questo motivo che la realizzazione di una scalata è così gratificante!
Per quanto mi riguarda, non credo che tornerò presto in Alaska. Magari i prossimi progetti saranno in Himalaya, dove qualcosa si riesce a scalare sempre, almeno per acclimatarsi!
Non vedo l’ora di pianificare il prossimo viaggio, ma intanto me ne vado a scalare al sole nel sud della Francia!”
 
Credits Damien Tomasi
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