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Ecco come si organizza una gara di alpine running

Il 9 settembre si corre la Tre Cime Experience, Ivano Molin racconta la passione di chi lavora tutto l’anno per realizzarla. Amiamo la montagna, ma che fatica con sponsor e burocrazia

Li vedi su Facebook mentre si affannano a pulire i sentieri. Li ritrovi alle gare, che ti propongono il volantino del loro evento. Li incontri sulle strade, ai ristori: ti sorridono, ti danno il cinque e magari un bicchiere d’acqua. E poi all’arrivo ti mettono al collo una medaglia e prima di sfamarti al pasta party. Sono i volontari delle gare di trail, un esercito sempre più numeroso che sorge qua e là, sui monti, dove gli organizzatori di eventi di alpine running portano il circo colorato e folle dei corridori del cielo.

Tra Misurina e Auronzo in questi giorni si entra nel vivo di una delle fasi meno note delle gare, quella dell’organizzazione. Il prossimo 9 settembre si corre infatti la “Tre Cime Experience by SCARPA®”, doppia gara composta dalla Misurina Sky Marathon (42 chilometri con tremila metri di dislivello), quinta edizione di una gara lunga che in parte si snoda sugli stessi sentieri della Cadini Sky Race (20 chilometri con 1.600 di dislivello).




La mente e il cuore che permetteranno a circa mille runner di emozionarsi sotto le Tre Cime di Lavaredo è Ivano Molin. Forestale con una inclinazione naturale per le ultramaratone – Ivano è giunto ventiduesimo alla Lut, risultato epico – quando non corre sui sentieri dedica ogni attimo libero alla “sua” gara. Ma chi te lo fa fare? “Io amo correre, e quando vado alle gare (degli altri) mi innamoro dei posti che visito. Vivo a Misurina e dunque mi è sembrato naturale organizzare un evento per far conoscere i luoghi della mia vita. Poi ci sono anche le Tre Cime di Lavaredo…”

Il percorso scelto da Ivano e dal suo team – sono in cinque dentro la Cadini Promotion, società organizzatrice – valorizza infatti tratti sconosciuti, alcuni sentieri sono segnati proprio per la gara. Con delle chicche per gli appassionati, come la possibilità di vedere i ruderi della Grande Guerra sopra il rifugio Col De Varda o sotto il coston Sant'Angelo. “Anche se poi il percorso a volte varia, purtroppo il maltempo negli ultimi due anni è stato letale”, si incupisce Ivano, che peraltro, zaino in spalla e muscoli tesi, vuole segnare di persona i vari passaggi. “Due anni fa abbiamo dovuto rifare tutto il percorso il giorno prima, sono andato io stesso la sera a segnarlo”.

Ma la passione per i monti non basta.
Organizzare eventi di questa portata implica anche tante altre attività. “Negli ultimi mesi abbiamo dovuto seguire tutta la burocrazia”, spiega. “Dalle autorizzazioni per installare la tensostruttura alle docce. C’è poi la parte degli sponsor, che ci permettono di realizzare il pacco gara. Le iscrizioni coprono a malapena i costi di gestione. E fortuna che abbiamo 150 volontari che ci seguono, altrimenti non riusciremmo mai a realizzare la gara”. Il resto è comunicazione: social network, sito internet e tanti, tantissimi volantini. “Andiamo alle gare, in alcuni casi facciamo lo stand, come alla Lut”.



Adesso, però, inizia la fase più importante per l’organizzazione.
“Stiamo iniziando a perfezionare la logistica: l’allestimento dell’expo a Auronzo, i cartelli sulle strade, la gestione del pasta party”, incalza Molin. Che poi ha un suggerimento anche per chi, la gara, la vede dall’altro lato. Quello del runner. “Mentre noi lottiamo per creare le condizioni perfette per l’evento, consiglio a tutti di provare il percorso tra luglio e agosto: tutti i rifugi sono aperti, i sentieri sono percorribili. Sono posti stupendi”.

Infine, c’è il tema della “competizione”. E un atleta come Ivano che dà soddisfazioni al Team SCARPA® proprio perché sa battere gli avversari ben lo sa. In questo caso, i rivali sono forse le troppe corse organizzate nel corso della stagione. “Sono contento che ci siano tante gare, almeno quelle organizzate bene: più si corre meglio è. Noi abbiamo la nostra ricetta per convincere le persone a correre con noi. Gli stranieri adorano le Tre Cime di Lavaredo, inutile dire che è il posto più bello al mondo. Per tutti gli altri, usiamo l’arma della cortesia. Al ritiro pettorale, alla partenza, durante il tragitto, ai ristori e poi fino al traguardo e alle docce. Ai nostri volontari chiediamo solo una cosa. Di essere sorridenti, gentili e cortesi coi nostri corridori del cielo”.

 

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