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ENRICO MOSETTI: L'ESTRO CREATIVO, LO SCI COME GESTO DI LIBERTA'

Da solo e in compagnia, viaggi con clienti e discese estreme da inseguire per tutto il mondo.

Enrico sembra nato con gli scarponi addosso e gli sci ai piedi. Ed effettivamente la prima impressione non mente.

“La prima volta mi ha portato a sciare mia mamma, avevo due anni e mezzo. Con lo sci fuori pista e lo scialpinismo invece  ho iniziato a 14 anni, frequentando un corso con una guida alpina amico di mio papà.”

Enrico ora è uno sciatore estremo e guida alpina a sua volta. Possiede una sintonia magica con la neve, un istinto più animale che razionale. È un contatto sottile, a volte dolce e a volte impulsivo, che si crea dal piede allo scarpone, alle lamine ed infine all’elemento naturale. Quando questo si unisce all’animo vagabondo dell’Enrico viaggiatore, sciare diventa gesto di libertà.
 

Enrico, qual è stato il tuo primo viaggio con gli sci?
“Il primo viaggio, o meglio quello che mi ha aperto gli occhi e fatto allontanare dalla idea classica di scialpinismo, è stato a Chamonix. Avevo 17 anni e mi ero aggregato al mio amico guida che aveva un cliente per il Bianco. Saremmo dovuti restare tre giorni e invece ne siamo rimasti dieci... Il primo viaggio/spedizione invece è stato in Perù nel 2015. Ero da solo.”

 

Come ti viene in mente di sciare da solo? Hai sciato in alcuni tra i posti più sperduti del mondo: che sensazioni ricerchi nelle solitarie rispetto a quando scii in compagnia?
“Sciare da solo è più semplice. Sali al tuo ritmo, hai le tue motivazioni e non sei influenzato da nessuno. Prendi da solo ogni decisione, se ti vuoi fermare o se vuoi spingere di più. Per contro però devi fare tutto da solo, a volte è davvero dura. In compagnia bisogna avere un gran feeling con i compagni, spesso si va un pò oltre.”

 

Ma quindi in quali paesi sei stato? Consigliaci un posto che secondo te merita veramente.
“L'anno scorso sono tornato di nuovo in Perù, ma in un altra zona. Poi sono stato in India, Pakistan, Georgia, Nuova Zelanda. Per un viaggio di scialpinismo classico consiglio senza dubbio la Georgia, mentre per un viaggio “totale” la Nuova Zelanda. Chi vuole un obbiettivo che sia sciistico, ma con una forte componente alpinistica, troverà in Pakistan possibilità infinite.”

 

Chissà quante te ne sono capitate in questi posti, con e senza gli sci ai piedi! Raccontaci un aneddoto di viaggio.
“In Georgia una volta ci siamo ritrovati alla fine di una valle sperduta in mezzo al bosco, e casualmente quel giorno era il compleanno di uno dei pezzi grossi del villaggio. Per festeggiare, tutti gli uomini del paese erano saliti a cavallo fino alla testa della valle, avevano ammazzato una pecora e stavano portando su taniche di varie bevande.
Il resto, dal mio punto di vista, sono solo ricordi parecchio annebbiati...li abbiamo incontrati sci ai piedi alle 2 del pomeriggio, ci hanno riportato in paese dandoci un passaggio a cavallo alle 11 di sera! Nessuno parlava una parola di inglese, ma la chacha e la vodka hanno appianato ogni difficoltà linguistica.”

 

Quali sono le problematiche più grosse da affrontare quando si progetta un viaggio con gli sci, rispetto ad un altro tipo di spedizione?
“La problematica più grande è legata alle condizioni della neve. A casa propria, o in generale sulle Alpi, è relativamente facile andare a sciare belle linee con le condizioni ideali. In giro per il mondo invece, o scendi a compromessi e scii anche su neve pessima, oppure devi essere pronto a rinunciare fin da subito se le condizioni non sono quelle desiderate. Per quanto riguarda invece il resto delle complicazioni, sul fatto di viaggiare portandosi appresso degli sci, queste si risolvono piuttosto facilmente.”

 

...Il tuo prossimo viaggio?
“Per un mese e mezzo sarò in Albania, a lavorare come guida heliski. Dei miei viaggi invece preferisco parlare una volta tornato a casa, piuttosto che prima di partire!”
 

Giusto così Enrico! Un po’ di scaramanzia, una buona dose di modestia e tanta voglia di libertà. Buon viaggio e buona fortuna!

 

Photo: Layla Jean Kerley

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